Azione teatrale e processo riflessivo della persona. Suggestioni pedagogiche a partire dalla Poetica di Aristotele
Articolo
Data di Pubblicazione:
2016
Abstract:
Il teatro è di per sé un’arte complessa. Una difficoltà data dalla sua caratteristica principale, ovvero il fatto di essere un’arte che unisce in sé in un unico istante più dispositivi (gesto, voce, movimento, ecc.) e li sintetizza in una e una sola azione che accade nell’hic et nunc dell’evento performativo. Con l’intento di chiarire la natura di questa azione teatrale e il suo orizzonte di significato (estetico, etico, epistemologico e pedagogico), si è guardato all’origine etimologica del termine (il concetto greco di praxis) che ci permetterà di ripensare allo statuto pratico non solo della poetica, ma soprattutto dell’educazione. Quella stessa praxis che troviamo nel primo trattato di estetica del teatro nella storia del pensiero occidentale, la Poetica, nel quale Aristotele non solo riconosce una funzione paiedeutica all’arte, ma soprattutto definisce il teatro, nello specifico la tragedia, proprio come “imitazione di azioni” (mimesis praxeos). Come vedremo, una particolare modalità di intendere l’“azione”: la prassi teatrale è una poiesis (la realizzazione della forma in altro, un altro che riceve tale forma dall’attore) che è anche praxis sia perché produce azioni sia perché queste stesse azioni rappresentate sono il risultato di un processo complesso e competente che avviene grazie alla
phronēsis. Ed è proprio a ragione di questa modalità riflessiva in cui theoria, techne e praxis si danno circolarmente che il teatro si fa non solo “pratica”, aristotelicamente parlando, ma soprattutto occasione formativa.
Tipologia CRIS:
1.1.01 Articoli/Saggi in rivista - Journal Articles/Essays
Elenco autori:
Giraldo, Mabel
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